Celeste B.Il tema maternità/lavoro è ancora oggi un argomento molto spinoso per quel che concerne i diritti delle mamme lavoratrici, ma non solo. Avere la possibilità di lavorare in un ambiente sereno, dove il capo non storce il naso appena sente che una dipendente è incinta, è purtroppo ancora oggi poco comune. La storia che vi raccontiamo ne è un esempio. Una donna era tornata a lavoro dopo il congedo di maternità e aveva chiesto al capo di poter passare ad un orario part-time per poter prendere la figlia all’asilo nido, ma lui si rifiuta. Lei decide di portarlo in tribunale.
Mamma lavoratrice si vede rifiutata dal capo la richiesta di lavoro part-time
La storia di Alice Thompson ha avuto una risonanza incredibile. Questa donna lavorava come agente immobiliare. È sempre stata una grande lavoratrice e ha dato il massimo nella sua professione. Dopo la maternità però tutto è cambiato. Infatti, una volta rientrata a lavoro, ha chiesto al capo di poter passare ad un part-time in modo tale che potesse prendere tranquillamente la figlia al nido.
Invece di lavorare fino alle sei del pomeriggio lei poteva legittimamente chiedere di essere impegnata 4 giorni a settimana fino alle cinque del pomeriggio. Ma la sua richiesta è stata rifiutata con diverse scuse da parte dell’azienda.
Il tribunale dà ragione alla mamma lavoratrice che verrà risarcita con una grossa cifra
Senza pensarci due volte Alice rassegna le dimissioni ma, non contenta del trattamento ricevuto, decide di portare il capo in tribunale. Ed ecco che arriva la svolta perché il giudice le accora un risarcimento di 185mila sterline per la perdita di guadagni, contributi pensionistici, lesioni ai sentimenti e agli interessi.
La storia di Alice è finita su tutti i giornali e la donna è stata pure intervistata in un programma televisivo per raccontare la sua vicenda personale. Alice spiega che già da quando era incinta aveva avvertito un trattamento diverso rispetto agli altri. E l’epilogo della sua storia ne è una dimostrazione.
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