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La pressione arteriosa nel bambino

La forza che il sangue esercita contro le pareti dei vasi arteriosi si chiama pressione arteriosa. Questa forza è determinata dall’attività cardiaca, la quale è costituita dalla continua successione di contrazioni (sistole) e rilassamento (diastole) del muscolo cardiaco. Pertanto, possiamo definire pressione sistolica, la pressione che si crea nelle arterie quando il sangue viene espulso dal cuore, e pressione diastolica quella presente nel circolo arterioso durante la fase di rilassamento del muscolo cardiaco.

I valori della pressione arteriosa nel bambino

I valori normali nel bambino sono espressi in mmHg e per i livelli minimi e massimi della pressione sistolica e diastolica occorre far riferimento ai percentili. Si verificano aumenti significativi durante l’adolescenza, del tutto fisiologici, caratterizzati da molte variazioni prima che vengano raggiunti i livelli più stabili dell’età adulta;  si possono verificare invece, degli aumenti di pressione sistolica di circa 40-50 mmHg in seguito a tosse, esercizio fisico, eccitazione e sforzo. Tuttavia, parliamo però di ipertensione (condizione patologica) quando la pressione è stabilmente al di sopra dei valori considerati normali per l’età, la quale può essere causata da malattie renali, assunzione di farmaci, malattie del sistema nervoso, aumento del calcio nel plasma e coartazione aortica; di contro, la diminuzione della pressione viene definita ipotensione e si associa ad anemia, disidratazione, emorragie, infezioni gravi, stenosi aortica o mitralica.

Pressione arteriosa: come si misura

Ci sono due modi per misurare la pressione arteriosa: diretto e indiretto.

Per fare la misurazione in modo diretto si usa un catetere collegato a un trasduttore di pressione che viene introdotto nell’arteria. Si tratta, però, di un metodo è poco diffuso e che, nella pratica, viene utilizzato solo in alcune situazioni come, ad esempio, durante gli interventi chirurgici.

Per la misurazione in modo indiretto, che è quello più comune, servono determinati apparecchi che si usano dall’esterno e sono, dunque, meno invasivi e traumatici per il bambino.

Tra questi c’è uno che quasi tutti conoscono: lo sfigmomanometro a mercurio. Si tratta di uno strumento che è stato inventato, circa 100 anni fa, dall’italiano Riva-Rocci. Lo sfigmomanometro a mercurio è composto da un manometro a colonna contenente mercurio e una piccola pompa a mano collegata a un bracciale in gomma. L’unità di misura è definita “millimetri di mercurio” (mmHg) perché i primi strumenti creati dall’ideatore dello sfigmomanometro a mercurio avevano una scala in millimetri.

Come si usa lo sfigmomanometro a mercurio? Il manicotto di gomma viene posizionato sul braccio del paziente nella zona compresa tra la piega del gomito e l’ascella. Bisogna posizionare la campana del fonendoscopio nella zona sovrastante l’arteria omerale. Nello stesso tempo, dovete palpare il polso nella zona sopra il pollice per individuare l’arteria radiale.

Con l’aiuto della pompetta gonfiate il bracciale di gomma facendo salire il mercurio all’interno della colonnina di vetro. Quando il fonendoscopio non trasmette alcun rumore, pompate altra aria guardano la colonnina. Il livello di mercurio deve superare il punto di scomparsa del polso radiale di 20 mmHg. Poi, fate defluire lentamente l’aria presente all’interno con una media di 2 mm al secondo. Fate attenzione: la pressione sistolica (la massima) è data dal primo rumore che sentirete. La pressione diastolica (la minima) sarà quella indicata nel momento della scomparsa dei rumori.

I valori che indicano la pressione sono due: il primo, la pressione sistolica e il secondo, la pressione diastolica.

Raccomandazioni

Bisogna tenere conto delle seguenti raccomandazioni:

  1. Il paziente deve stare seduto ed essere rilassato a una temperatura ambiente confortevole per almeno 5 minuti.
  2. Il paziente non dovrebbe fumare per almeno 15 minuti né assumere bevande contenenti caffeina per almeno 60 minuti (si potrebbero rilevare valori più alti rispetto alle condizioni normali).
  3. Le dimensioni del bracciale di gomma devono essere giuste e adatte alla circonferenza del braccio del paziente. Per i bambini si utilizzano bracciali più piccoli mentre per gli adulti servono quelli più grandi. Questo è di fondamentale importanza perché un bracciale troppo piccolo darà risultati falsamente elevati, mentre un bracciale troppo grande darà risultati lievemente ridotti.
  4. Il braccio del paziente deve essere appoggiato su una superficie piana e bisogna posizionare il bracciale all’altezza del cuore.

Attualmente, gli sfigmomanometri a mercurio non sono più disponibili sul mercato per colpa della tossicità elevata del mercurio. Si possono trovare, però, i manometri ibridi che funzionano sullo stesso principio dello sfigmomanometro a mercurio. La pressione dell’aria viene registrata con un trasduttore elettronico e trasmessa a una colonna con led digitali.

La misurazione verrà fatta nello stesso modo, individuando con l’aiuto dello stetoscopio prima la pressione diastolica che si percepisce in fase di sgonfiamento (il primo e il quinto tono di Korotkoff).

Si trovano nei negozi specializzati anche strumenti che si collegano a manometri aneroidi e che hanno una discreta precisione, a patto che venga fatta periodicamente una taratura dell’apparecchio.

Ovviamente, non mancano gli apparecchi creati per l’auto-misurazione della pressione arteriosa. Si tratta di strumenti automatici o semiautomatici che hanno una misurazione attendibile ma non troppo. Trattandosi di apparecchi elettronici hanno un margine di errore maggiore rispetto a quelli classici.

Poi, ci sono i misuratori di pressione a dito. Questi strumenti, però, sono sconsigliati nelle ultime linee guida internazionali sull’ipertensione arteriosa.

In determinate situazioni bisogna mettere il bracciale a uno degli arti inferiori. In questo caso, sarà possibile misurare la pressione grazie all’arteria poplitea. Ci sono apparecchi che possono misurare la pressione con l’aiuto dell’arteria radiale, applicando il bracciale al polso. Va detto, però, che la pressione sistolica negli arti inferiori è mediamente maggiore di 20-30 mmHG di quella rilevata agli arti superiori.

La pressione non va mai misurata al braccio con una  fistola aterovenosa per dialisi o al lato dove è stata fatta una mastectomia perché si rischia di rilevare valori errati.

Pressione arteriosa in caso di aritmie: come si misura?

Come abbiamo già detto, la pressione sistolica viene individuata grazie ai battiti del cuore. Misurare la pressione è una cosa molto semplice in caso di battiti regolari.

Le cose cambiano, però, se abbiamo a che fare con battiti irregolari. In caso di fibrillazione atriale o aritmie, infatti, la misurazione potrebbe essere meno precisa. In queste situazioni, viene consigliato l’uso di apparecchi speciali con un algoritmo validato per questo genere di problematiche.

Come si esegue un monitoraggio della pressione delle 24 ore

C’è un altro modo per rilevare la pressione arteriosa. Si chiama il “monitoraggio della pressione ambulatoria delle 24 ore” e si usa per contrastare l’effetto “da camice bianco”. Molte persone, infatti, di fronte a un medico o infermiere, hanno un’accelerazione dei battiti cardiaci che compromette la misurazione della pressione. Pe evitare che ciò accada, si fanno più misurazioni, di solito nell’arco di 24 ore, per poi fare una media dei valori riscontrati.

Ipertensione

Come accennato in precedenza, l’ipertensione si definisce come aumento della pressione arteriosa. Di solito, è completamente asintomatica e questo ci spinge e sottovalutare il problema, i rischi e le complicanze che può causare (qualora si necessitasse di maggiori informazioni sui sintomi della pressione arteriosa, leggere l’articolo appena linkato e riferito anche agli adulti).

Sintomi

Tra i sintomi più comuni ricordiamo:

  • mal di testa;
  • cardiopalmo;
  • fame d’aria;
  • dolore toracico;
  • epistassi (sanguinamento dal naso)

Cause dell’ipertensione

Di solito, basta analizzare le eventuali malattie cardiovascolari del paziente e valutare la familiarità e la predisposizione genetica. Bisogna valutare anche i fattori di rischio: dieta sbagliata, eccesso di alcol, fumo, lo stress, la sedentarietà, obesità e disturbi alimentari nei bambini, il diabete mellito e il colesterolo alto.

Quando l’ipertensione si associa a patologie come il diabete, soprattutto quando manca una corretta alimentazione nel bambino diabetico, può mettere a rischio la vita stessa del paziente. Aumenta in maniera esponenziale la possibilità di un infarto cerebrale o cardiaco.

Ovviamente l’ipertensione determina varie complicanze:

  • quanto più aumenta la pressione arteriosa, più aumenta la probabilità di avere danni ai vasi, al cuore e ad altri organi come cervello e reni;
  •  un’ipertensione incontrollata può portare a infarto cardiaco e ictus ischemico;
  • Si rischiano altre patologie collegate come la cecità, aneurismi e disfunzione renale.

Per evitare che ciò accada, bisogna fare prevenzione, educando i figli a fare molta attività fisica e avere una corretta alimentazione.

La pressione va controllata spesso sia in età adolescenziale che adulta. Una pressione arteriosa alta è un campanello d’allarme che deve spingerci a fare ulteriori controlli ma anche a modificare le nostre abitudini di vita.

Se mettendo in pratica tutti i consigli del medico la pressione resta alta, bisogna provare la terapia farmacologica orale.

Ipotensione

L’ipotensione viene definita come riduzione della pressione arteriosa. Contrariamente a quanto avviene nell’ipertensione, i sintomi sono percepiti dal paziente e possono essere:

  • nausea;
  • astenia
  • lipotimia
  • sincope
  • perdita di concentrazione;
  • vista annebbiata;
  • pelle fredda e pallida;
  • tachipnea.

L’ipotensione si può verificare in moltissime situazioni che possono essere sia emotive che fisiche. Tra le tante possiamo riportare:

  • gravidanza;
  • emorragia, disidratazione che riducono il volume circolante;
  • effetti indesiderati causati da alcuni medicinali come, ad esempio, i betabloccanti;
  • bradicardia e altri problemi cardiaci;
  • shock settico;
  • anafilassi.

L’ipotensione non necessita di trattamento se non è associata a qualche sintomo. Potrebbe rendersi necessario ridurre le dosi di alcune medicine o assumere più acqua per contrastare la disidratazione. Se soffrite di ipotensione neuromediata non dovere sostare a lungo in piedi, dovete bere di più e consumare più sale. Raramente viene consigliata una terapia farmacologica. In questi casi, di solito, si fa un ricovero ospedaliero che permette ai medici di analizzare la situazione e somministrare le medicine.