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diagnosi di infertilità

10 errori nella diagnosi di infertilità

Non è facile ricevere una diagnosi di infertilità. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è una vera e propria malattia, che purtroppo in Italia colpisce il 15% delle coppie. Nel 35-40% dei casi le cause sono da ricondursi alle condizioni di salute della donna, mentre nel 30-40% dei casi dell’uomo. Il 20% invece è un’infertilità senza causa apparente. Esistono purtroppo almeno 10 comuni errori quando si fa una diagnosi infertilità.

Diagnosticare la malattia in modo corretto e nei tempi giusti è fondamentale, per poter prendere in considerazione tanti fattori se la coppia vuole avere un figlio. Ma quali sono gli errori più comuni che si commettono? A spiegarceli è un esperto del settore, il dottor Ruggero Comi, specialista in Ginecologia e Ostetricia del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi di Monza presso gli Istituti Clinici Zucchi, convenzionato con il S.S.N.

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Ecco i 10 comportamenti che possono influenzare in modo negativo l’iter di diagnosi per l’infertilità:

tentativi

  1. Suggerire la strategia dell’attesa anche se la coppia sta cercando di concepire in modo naturale da più di 12 mesi. In questi casi è bene rivolgersi subito a un ginecologo esperto di medicina della riproduzione. Se la donna ha più di 35 anni, meglio rivolgersi al professionista dopo 6 mesi di tentativi di concepimento naturali falliti.
  2. Prendere in considerazione solo la partner femminile. Anche gli uomini possono avere problemi di fertilità.
  3. Prescrivere testosterone agli uomini che desiderano avere un figlio: potrebbe avere effetti controproducenti.
  4. Inserire la laparoscopia diagnostica nella routine di diagnosi dell’infertilità sine causa: una scelta secondo l’esperto molto discutibile.
  5. Eseguire test avanzati di funzionalità dello sperma quando si è ancora nelle fasi iniziali.
  6. Consigliare un test post coitale per valutare l’infertilità di coppia: oggi non ha più significato diagnostico.
  7. Eseguire un test di trombofilia in fase iniziale: è un test costoso e richiede tempi lunghi. E non è necessario a inizio indagine.
  8. Effettuare test immunologici come parte della valutazione di infertilità: sono da usare solo per casi specifici.
  9. Richiedere un’analisi del cariotipo nella valutazione iniziale per l’amenorrea, l’assenza di mestruazioni.
  10. Chiedere una biopsia endometriale, che non distingue le donne fertili da quelle non fertili.

Meglio affidarsi, dunque, a un medico esperto in medicina della riproduzione se dopo 6/12 mesi da quando si è iniziato a tentare un concepimento naturale non si hanno i risultati sperati.