Mamma Sto Bene!

È giusto accontentare il bambino quando piange?

A quanti genitori è successo di sentirsi intrappolati dai capricci dei loro figli che venivano esternati con pianti, urla e lamenti continui? Spesso mamma e papà cedono ai bambini pur di farli smettere di piangere, ma poi si domandano se il loro comportamento è realmente corretto nei loro confronti.

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Intanto bisognerebbe indagare e capire il perché il bambino arriva a fare quel capriccio e a piangere in quel modo. Secondo l’educatrice americana Janet Lansbury si possono delineare tre possibili scenari di fronte al pianto e al capriccio dei bambini.

Riferendosi a un’età che va dai 18 mesi ai 3 anni circa, secondo lei il pianto del bambino è associato:

1.Un reale bisogno di qualcosa

A quell’età ancora non hanno la piena consapevolezza di ciò di cui hanno bisogno. E basta poco per superare il limite e sfociare in un pianto disperato. Ad esempio hanno troppa sete, troppa fame o troppo sono. È quel troppo che non riescono più a gestire e l’unico modo per reagire è quella di piangere e urlare.

Il genitore che realizza e sa questo deve soltanto armarsi di pazienza e farlo bere, mangiare o coccolarlo non arrabbiandosi con lui, perché sta solo esprimendo un reale bisogno.

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2. Piangere per comunicare altro

A volte i capricci dei bambini vengono associati al fatto che sono viziati ed essendo abituati ad avere tutto si comportano così perché non si accontentano mai e vorrebbero sempre di più. Invece quando siamo di fronte a un reale capriccio, in realtà il bambino sta comunicando qualcos’altro.

Hanno sete ma non vogliono bere da quel bicchiere. Il genitore pensa che sia solo un suo capriccio. In realtà è l’espressione di un’altra emozione. Stanchezza, rabbia, frustrazione per qualcosa. Il genitore deve solo fare respiri profondi e accogliere quell’emozione per far sfogare e far emergere il reale disagio.

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3. Superare il no dei genitori

L’ultimo scenario è quello di oltrepassare i limiti che pongono i genitori, voler fare qualcosa anche se si è consapevoli che non va bene. Qualcosa di pericoloso o qualche cibo non adatto. A questo punto si deve mantenere la regola imposta perché sennò si crea confusione nel bambino.

Va bene accogliere le emozioni dei bambini, ma loro devono sapere che esistono delle regole da rispettare e che seguendo quelle si va tutti d’accordo per vivere meglio.

Sicuramente tutto gira attorno alla gestione delle emozioni, un tema molto delicato nei bambini. I genitori li devono accompagnare in questo percorso impervio e guidarli in maniera equilibrata e sana.

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