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Per capire il sesso del bambino non c’è bisogno del pendolo: come fare

Quando si parla di come capire il sesso del proprio bambino si scatena sempre l’apocalisse. Questo perché da un lato ci sarà sempre la nonnina che pensa che basti l’ago di un pendolo per dare la soluzione, dall’altro parlano gli esperti e la scienza. Di fatto, sono diversi gli esami a cui ci si può sottoporre per capire come verrà fuori il nascituro e sono tutti certificati.

Esami per capire il sesso

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Tra tutti gli esami a disposizione, quello che sicuramente risulta a moltissimi familiare l’ecografia. Si tratta di un tipo di esame medico per nulla invasivo, basato su una dei meccanismi di creazione di immagini diagnostiche più innocue in circolazione. Questo lo si capisce in particolare dal fatto che viene ampiamente utilizzato sulle donne in gravidanza, che sono delicatissime.

L’ecografia riesce a dare, attraverso un processo di rielaborazione dei dati tramite un computer, l’immagine precisa del bambino che si ha in grembo. Ovviamente, l’ecografia dà dati attendibili dai 3 mesi in su. Questo perché il bambino al di sotto dei tre mesi non è ancora sviluppato fisicamente e per questo non si riesce ad identificare la morfologia del suo corpo.

Esistono poi altri esami, di natura differente, altrettanto utili. Stiamo parlando della amniocentesi e della villocentesi. Entrambe utilizzano l’analisi del liquido amniotico per dare delle risposte più complete sul cariotipo del bambino. Per prendere il liquido, ovviamente, si deve penetrare all’interno della placenta. Essendo questa una procedura decisamente invasiva, i ginecologi la consigliano a tutte le mamme che si trovano in gravidanze particolari. Oltre al sesso, tramite questa analisi si possono anche vedere patologie di carattere genetico e legate ai cromosomi stessi, come la sindrome di Down o di Turner.

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Infine, un altro metodo molto utilizzato è quello del test del DNA fetale. A differenza dei due precedenti, questo è assolutamente NON invasivo. Infatti, il DNA del piccolo viene estrapolato da quello materno attraverso un prelievo di sangue della mamma. Si può effettuare dopo la decima settimana di gestazione e riesce a dare non solo riscontri sul sesso, ma anche informazioni sul carattere genetico con un’attendibilità del 99%.

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