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Foto di Roy L. Dennis

Roy L. Dennis, il bambino affetto da displasia craniodiafisiaria: uno dei pochi casi al mondo

Il protagonista di questa storia è Roy L. Dennis, un giovane nato con una patologia congenita davvero molto rara, nonché quasi sempre incompatibile con la vita. Il nome di questo mostro è displasia craniodiafisiaria e a sopravvivere sono davvero pochissimi bambini, tra cui proprio il piccolo Roy.

Foto di Roy L. Dennis

Nato il 4 dicembre del 1961 a Glendora, in California, Roy L. Dennis a soli due anni aveva già una diagnosi estremamente nera di quella che era la sua patologia: displasia craniodiafisiaria. Si tratta di una malattia che coinvolge le ossa del cranio, che vanno a crescere in modo non proporzionato rispetto all’età del bambino.

Infatti, Roy L. Dennis all’età di 6 anni aveva già la testa grande, in termini di dimensioni, come quella di un adulto. Altre complicanze dovute a questo genere di patologie sono sicuramente la malformazione palese della testa, oltre che problemi alla vista ed anche problemi di masticazioni. Roy L. Dennis non era destinato a vivere molto, ma le previsioni non sono state attese.

Una patologia di questo genere, grave come quella che aveva Roy, era sicuramente incompatibile con l’età adulta. Nonostante questo, il ragazzo è morto soltanto il 4 ottobre del 1978, all’età di quasi 17 anni. Si tratta di un traguardo davvero inaspettato per chiunque seguisse il caso, proprio perché le condizioni erano decisamente gravi.

La sua vita non è stata semplice, dato che il bambino ha avuto un inizio scolastico decisamente lento, causato dalle sue problematiche che gli impedivano di leggere, ma che lo ha tenuto impegnato fino alla morte. Dopo di questo spiacevole evento, la famiglia ha deciso di fare un gesto grandissimo.

Data la rarità della malattia del bambino e dati i pochissimi casi di studio, i genitori di Roy L. Dennis hanno preso la decisione di donare il corpo del ragazzo alla scienza. L’obiettivo era quello di dare quante più informazioni possibili su questa patologia, in modo da rendere più efficaci cure per bambini futuri che ne saranno affetti.

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