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prelievo di sangue

Il prelievo ematico

Il prelievo ematico può essere venoso, capillare e arterioso. L’Infermiere Pediatrico deve informare il genitore circa le modalità di digiuno in relazione al tipo di esame prescritto dal medico; di solito il giorno prima non viene richiesto di modificare le abitudini alimentari, ma di astenersi dalla mezzanotte dal prendere tè, latte e altre bevande ad eccezione dell’acqua naturale, per i neonati può essere sufficiente un digiuno di 3-4 ore.

Il sistema vacutainer è il modo più idoneo per effettuare un prelievo in piena aderenza con le disposizioni in materia di sicurezza. Si tratta di un sistema sottovuoto chiuso, composto da una provetta vacutainer, una camicia ed un ago (in genere butterfly). Le provette, realizzate in materiale plastico, sono provviste di un vuoto precalibrato che rende esatto il volume di riempimento, sono contraddistinte da tappi di sicurezza di colore codificato, talune sono provviste di un gel separatore per il siero, altre contengono eparina o EDTA per il plasma.

Prelievo arterioso

Il prelievo arterioso viene eseguito per poter effettuare l’emogas analisi, che permette di misurare le pressioni parziali dei gas arteriosi (O2 e CO2) e il PH del sangue. L’esame consiste in un prelievo arterioso a livello delle arterie radiale (polso), femorale (ingiune) o brachiale (faccia anteriore del gomito).

Il prelievo viene eseguito con una siringa eparinata, ovvero provvista di anticoagulante, all’interno della quale non devono esserci bolle d’aria che potrebbero alterare i valori del campione prelevato. Se il dosaggio del campione non viene immediatamente effettuato, la siringa deve essere messa in ghiaccio, tappata e senza ago, e conservata per non più di 20 min. altrimenti il campione non è più valutabile.

Questo esame viene richiesto in tutti i casi in cui si voglia verificare la presenza e l’entità di un’insufficienza respiratoria, per valutare l’efficacia di una terapia, in particolare in caso di ossigenoterapia, e poi in caso di insufficienza cardiaca, insufficienza renale, insufficienza epatica, politrauma, chetoacidosi diabetica, sepsi, ustioni. Riassumendo, l’emogas analisi (o EGA) è indicato per la valutazione della ventilazione, del metabolismo e dei parametri ematochimici (Hb, glucosio, elettroliti).

In alternativa, per motivi pratici, al prelevo arterioso può essere eseguita una gasanalisi venosa che fornisce le stesse informazioni sullo stato acido-base generale, con ph leggermente più acido e una pCO2 (pressione parziale dell’anidride carbonica) aumentata. I dati relativi allo stato di ossigenazione non sono utilizzabili al pari di quelli ottenuta dal prelievo arterioso.

Per sottoporsi all’emogas analisi non è richiesto il digiuno e il paziente deve segnalare l’eventuale assunzione di farmaci che interferiscono con la coagulazione. Se il paziente è in ossigenoterapia, l’esame può essere eseguito in:

  •  aria ambiente: si interrompe la somministrazione di ossigeno almeno 30-60 min. prima del prelievo, in modo che l’ossigenoterapia non influisca sui dati rilevati; in questo caso non è necessario inserire la percentuale di FiO2 (frazione percentuale di ossigeno nell’aria ambiente, in genere è pari al 21%) nell’apparecchio deputato all’analisi del campione;
  • regime di ossigenoterapia: in questo caso bisognerà inserire il valore della percentuale di ossigeno presente nell’aria inspirata dal paziente.

Prelievo capillare

Il prelievo capillare è una procedura che viene utilizzata in neonatologia. L’intera procedura potete trovarla spiegata qui.

Prelievo venoso

Le vene vengono definite come i vasi sanguigni che trasportano il sangue dalla periferia al cuore. Si distinguono in: vene superficiali, vene profonde e seni venosi. La loro struttura è meno robusta di quelle delle arterie e, partendo dalla periferia, man mano che si avvicinano al cuore, le vene aumentano gradualmente il loro calibro fino a diventare grossi vasi.

Le vene superficiali scorrono nel connettivo sottocutaneo, tra la cute e la fascia profonda o fascia comune, le vene profonde si trovano al di sotto della fascia comune e si accompagnano alle arterie, i seni venosi si trovano nel cranio dove ricevono le vene cerebrali e confluiscono nella vena giugulare interna.

Le vene superficiali dell’arto superiore originano dalla rete venosa dorsale e palmare della mano. Sul dorso della mano si trova la vena metacarpale e, dalla rete venosa della mano traggono origine la vena cefalica lateralmente (dal lato del pollice) e la vena basilica medialmente (dal lato del mignolo). Queste due vene decorrono per prima sulla faccia posteriore dell’avambraccio, poi si portano sulla faccia anteriore e risalgono fino al gomito, dove sono collegate dalla vena mediana (o cubitale) del gomito.

Criteri di scelta

  • Prediligere le vene degli arti superiori e scegliere il calibro dell’ago in base a quello della vena.
  • Il sito di inserzione dell’ago deve essere privo di ematomi, segni di infiammazione, edema, ustioni ecc.
  • Bisogna ricordare che il rischio di infezione aumenta quando l’inserzione presenta difficoltà e sono necessari vari tentativi prima di reperire un accesso vascolare.

Materiale

  • Bacinella reniforme.
  • Guanti monouso.
  • Laccio emostatico.
  • Cotone idrofilo e/o garze.
  • Clorexidina.
  • Ago butterfly di calibro adeguato o ago vacutainer.
  • Cerotto e/o medicazione.
  • Provette.
  • Contenitore per taglienti.
  • Occhiali protettivi e mascherina con visiera
  • Telino monouso.

Interventi

  • Identificare il paziente facendo attenzione che nome, cognome e generalità corrispondano a quelli riportati sulle provette.
  • Spiegare la procedura al paziente e aiutarlo ad assumere la posizione più idonea.
  • Preparare tutto l’occorrente
  • Annotare sull’etichetta delle provette nome, cognome, data di nascita, data del prelievo e il tipo di indagine da eseguire.
  • Porre un telino sotto la parte interessata.
  • Lavarsi accuratamente le mani e indossare i guanti monouso.
  • Scegliere la sede.
  • Applicare il laccio emostatico a 5-10 cm al di sopra della sede scelta.
  • Far aprire e chiudere la mano a mo di pugno, più volte.
  • Se la vena non è sufficientemente evidente, massaggiare la zona in direzione del flusso venoso, picchiettare leggermente sulla sede della vena, lasciar pendere l’arto al di sotto del livello del cuore.
  • Disinfettare la sede con la clorexidina e lasciar asciugare all’aria.
  • Togliere il cappuccio dell’ago.
  • Con il pollice esercitare una trazione sulla pelle in direzione della mano.
  • Inserire l’ago a valle rispetto al punto prescelto, in posizione angolata (45°) con la smussatura verso l’alto.
  • Togliere il laccio emostatico durante il prelievo.
  • Riempire le provette.
  • Estrarre l’ago e medicare con garza o cerotto.
  • Invitare il paziente a sollevare l’arto al di sopra del livello del cuore, mentre con l’arto controlaterale esercita una lieve pressione sulla sede del prelievo.
  • A prelievo ultimato evitare che il braccio venga piegato.
  • Riordinare e smaltire correttamente tutto il materiale.
  • Inviare le provette in laboratorio.

Una delle possibili complicanze durante il prelievo venoso è la rottura del vaso, che si manifesta clinicamente con bruciore e dolore lungo il decorso della vena; in tal caso applicare immediatamente un impacco freddo per alleviare il dolore e l’infiammazione.

Per il prelievo ematologico occorre rispettare un digiuno di 8-12 ore con astensione da cibo e bevande zuccherate. Per evitare effetti indesiderati dei farmaci come interferenza chimico-fisica con in metodi di laboratorio, occorre sospendere la somministrazione degli stessi, fatta eccezione dei farmaci salva-vita (anticoagulanti, antiartmici, cardiotonici,  antiepilettici).

Il prelievo ematico è una procedura che prevede la pulizia e non la sterilità, fatta eccezione per l’emocoltura.

Le tecniche di esecuzione del prelievo venoso possono variare anche in relazione all’età del paziente; una particolare attenzione va data al neonato, ed è per tale motivo che per ulteriori approfondimenti su come effettuare il prelievo venoso.

Emocoltura

Con il termine emocoltura si intende la coltura di un campione di sangue ottenuto in condizioni di sterilità. È un’importantissima tecnica per la diagnosi microbiologica di batteriemia o sepsi.

In questo caso l’infermiere che esegue il prelievo deve rispettare le norme di sterilità, pertanto dovrà eseguire il lavaggio asettico delle mani e dovrà indossare i guanti sterili. La disinfezione della cute del paziente, in corrispondenza del sito scelto per il prelievo, deve essere accurata, con movimenti circolari che vanno dall’interno verso l’esterno utilizzando una garza sterile imbevuta di clorexidina. Il prelievo deve avvenire dopo l’asciugatura della cute. Negli adulti occorre prelevare 10 ml di sangue, nei bambini sono sufficienti 2-5 ml.

Il sangue deve essere raccolto in particolari contenitori detti flaconi Bactec, che contengono un terreno di coltura liquido, un composto che lisa i leucociti, anticoagulante e resina che neutralizza gli antibiotici eventualmente presenti. Solitamente si utilizzano due flaconi, uno per la ricerca degli anaerobi e uno per gli aerobi. I flaconi Bactec devono essere trasportati il prima possibile al laboratorio di microbiologia; il materiale non deve essere refrigerato e deve essere protetto da un contenitore rigido e in sicurezza per evitare la rottura dei flaconi.

Esistono diverse situazioni nelle quali è possibile sospettare la setticemia: febbre o ipotermia, tachipnea, tachicardia, ipotensione, importante leucocitosi, pazienti che riferiscono una recente infezione e/o intervento chirurgico, diabetici, acidosi metabolica, radiografia del torace che rivela un processo infiammatorio in atto a livello polmonare.