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le patologie del cordone ombelicale

Patologie del cordone ombelicale

Il cordone o funicolo ombelicale costituisce il legame tra la placenta e il feto. Attraverso questa struttura, l’embrione e il feto sono connessi con la circolazione materna. Nel cordone sono contenuti la gelatina di Wharton, due arterie e una vena ombelicali, i residui del dotto onfalomesenterico e dell’allantoide.

Può essere sottoposto a varie alterazioni meccaniche durante la gravidanza. Si tratta di attorcigliamenti, prolassi e compressioni che possono ridurre o, in alcuni casi interrompere il flusso di sangue. Questo può influire negativamente sulla salute del feto e può, addirittura, causarne la morte, in alcuni casi. Di solito, però, non si tratta di problemi gravi. La presenza di uno o più nodi nel cordone ombelicale ed eventuali giri del funicolo intorno al collo dl feto, oltre a causare comprensioni, possono mettere a rischio l’andamento del parto e manifestandosi in sofferenza fetale.

C’è una patologia acuta del cordone ombelicale che si può verificare durante il parto. Questa avviene in alcuni casi per rottura di formazioni vascolari o per strappamento (in caso di parto precipitoso e / o funicolo abnormemente corto).

Alla nascita del bambino, il funicolo vine reciso con un paio di forbici sterili a circa 2-5 cm dalla inserzione nella cute e legato con l’aiuto di un clamp o morsetto sterile. si ispeziona il cordone ombelicale e si fa il prelievo di sangue che serve per la determinare il gruppo sanguigno. In seguito, si esegue l’emogas analisi e il test di COOMBS diretto.

Dopo circa 1-2 settimane dalla nascita, ci sarà una mummificazione e un distacco spontaneo del moncone residuo. Quando ciò non accade entro le 4 settimane dal parto, potrebbe essere sintomo di un’infezione locale. In casi rarissimi, questo indica l’alterazione funzionale o, addirittura, l’assenza di una o più proteine di adesione. Parliamo, in questi casi, di “un’immunodeficienza congenita a trasmissione autosomica recessiva”.

Ci sono due tipi di anomalie della regione ombelicale riscontrabili nel periodo postnatale o alla nascita: acquisite o congenite.

Patologia ombelicale congenita

Ombelico cutaneo. La cute della regione ombelicale risale per un certo tratto lungo il cordone  come se fosse un guanto. In seguito, dopo la caduta dell’ombelico, sulla pancia del neonato persisterà una protuberanza cutanea. Il medico può decidere, per ragioni estetiche, di eliminarla chirurgicamente.

Ombelico amniotico. È più raro del precedente. In questa condizione la base di impianto del cordone, per un’estensione più o meno ampia, può essere un terreno fertile per le infezioni batteriche perché è ricoperta solo dalla membrana amniotica. Per questo motivo, il medico consiglierà un trattamento con sostanze sclerosanti e poi farà la correzione chirurgica.

Arteria ombelicale singola. Si tratta di un’anomalia che è stata riscontrata nel 5-7% dei nati di parti gemellari e nell’1% dei nati da parto singolo. Quest’anomalia si associa, nel 26% dei casi, ad alcune malformazioni congenite. Di solito si tratta di malformazioni al livello genitourinario, gastroenterico, respiratorio, cutaneo o scheletrico.

Pervietà del dotto onfalomesenterico. Il dotto onfalomesenterico può presentare 3 tipi di anomalie:

  • pervietà completa (fistola entero-ombelicale): persistenza completa e pervietà del dotto onfalomesenterico, per cui si realizza un tragitto fistoloso, che connette direttamente l’intestino tenue all’ombelico, con possibile fuoriuscita dall’ombelico stesso di meconio e feci. L’esame radiologico con mezzo di contrasto iniettato nell’orificio ombelicale (fistolografia) consente la diagnosi;
  • pervietà parziale (seno onfalomesenterico): persistenza e pervietà del tratto iuxta ombelicale (distale) del dotto onfalomesenterico, per cui si forma un seno a fondo cieco, che comunica con l’esterno, mentre il tratto prossimale è obliterato ed è connesso all’ileo sotto forma di un cordone fibroso;
  • cisti onfalomensenterica: l’obliterazione del dotto è completa alla due estremità, ma incompleta in una o più porzioni mediali, con formazione di uno cisti singola o di cisti multiple, talora palpabili al di sotto dell’ombelico;
  • diverticolo intestinale o di Meckel: è il più frequente residuo del dotto onfalomesenterico. L’obliterazione è completa nella porzione distale del dotto, ma incompleta nella porzione prossimale, in cui persiste sotto forma di diverticolo dell’ileo. Questo può essere a fondo cieco, con apice libero, oppure può essere ancora connesso all’ombelico attraverso un cordone fibroso. Tipiche del Meckel sono le isole eterotopiche di mucosa gastrica e/o pancreatica. Spesso clinicamente silente per tutta la vita, il diverticolo di Meckel può talora manifestarsi con emorragie digestive oppure con occlusione intestinale (per volvolo o invaginazione).

Persistenza dell’uraco. Per chi non lo sapesse, l’uraco e un residuo della struttura embrionale che collega l’ombelico con la vescica, chiamata l’allantoide. Analogamente al dotto mesenterico, l’uraco può presentare anomalie dell’obliterazione:

  • pervietà completa con fuoriuscita dell’urina dall’ombelico; l’iniezione di mezzo di contrasto mediante sottile catetere ne consente la differenziazione con la pervietà del dotto onfalomesenterico;
  • pervietà della sola porzione media: dà luogo alla formazione di unacisti uracale. Questa è in genere asintomatica, ma può rendersi manifesta in seguito a infezione;
  • pervietà del tratto ombelicale che assume l’aspetto di un seno secernente. Differisce dall’analogo residuo onfalomesenterico per il carattere della secrezione; la biopsia rivela inoltre la presenza di una mucosa simile a quella della vescica.

Ernia ombelicale. Si tratta di un’anomalia congenita caratterizzata dalla chiusura  incompleta dell’anello ombelicale. Il contenuto è costituito dall’omento e/o da un’ansa intestinale. Si parla di ernia ombelicale in presenza di una tumefazione della regione ombelicale. Di solito, questa protuberanza di grandezza variabile è ricoperta da uno strato di cute con un aspetto normale che sporge quando il bimbo piange o tossisce ed è riducibile facilmente. È frequente nei nati di basso peso, nella sindrome di Down e nell’ipotiroidismo. Di solito, quasi tutte le ernie ombelicali regrediscono in modo spontaneo tra il sesto e il dodicesimo mese di vita. Le ernie di dimensioni maggiori a 5 cm di diametro possono avere bisogno di tempi più lunghi per risolversi.

Polipo ombelicale. Si tratta di un’anomalia decisamente rara formata da un’isola ectopica di tratto urinario o di mucosa intestinale. Si presenta come una formazione di colorito rossastro, di consistenza dura, secernente un liquido mucoso. In caso di dubbio diagnostico con il granuloma ombelicale, è indicato l’esame bioptico. La terapia è chirurgica.

Patologia ombelicale acquisita

Emorragia del cordone ombelicale. Un’emorragia del cordone ombelicale a livello del suo impianto richiede sempre un’attenta ricerca della causa. A causare l’emorragia del cordone ombelicale potrebbe essere un trauma, un’infezione locale, un’insufficiente trombizzazione dei vasi o un’insufficiente legatura del moncone alla nascita. A volte, l’emorragia del cordone ombelicale può essere sintomo di alcune patologie molto più gravi come la sepsi o la malattia emorragica dl neonato.

Onfalite. L’onfalite non è altro che un’infezione del moncone ombelicale che inizia con una secrezione siero ematica, sierosa o purulenta ed è spesso associata a un arrossamento della cute o a un edema posizionato intorno all’ombelico. Se non adeguatamente trattata, può andare incontro a propagazione lungo i vasi ombelicali o il legamento falciforme, con il rischio di disseminazione ematogena. La terapia, se l’infezione è ancora localizzata, può essere attuata con un trattamento antibiotico e antisettico locale. Se sono presenti secrezione purulenta o segni di diffusione periombelicale, è necessaria una terapia antibiotica parenterale, previa coltura. Se notate una raccolta di pus sarebbe opportuno incidere con un bisturi e drenare.

Granuloma ombelicale. Il granuloma ombelicale conosciuto anche come fungo ombelicale non è altro che un processo di granulazione eccessivo della cicatrice dell’ombelico. Si tratta di una piccola escrescenza carnosa, che ha un colore rosastro, è molle e si nota meglio sul fondo della cicatrice ombelicale- Può essere ricoperta da secrezioni. Si cura con delle tamponature.

Medicazione del funicolo ombelicale

Come abbiamo già detto, il funicolo ombelicale subisce un processo di mummificazione fisiologico che dura circa 7-10 giorni e che lo trasforma nella cicatrice ombelicale. Sappiamo che, in caso di scarsa igiene, il moncone ombelicale diventa una vera porta d’entrata per numerosi agenti patogeni che possono causare infezioni. Si consiglia, dunque, di mettere in atto tutte le pratiche necessarie per favorire il distacco del moncone e la sua successiva cicatrizzazione, riducendo, così, il tempo di esposizione ai germi patogeni.

Per prevenire le infezioni, in generale, bisogna fare il lavaggio sociale delle mani.

Se non notate eventuali segni di infezione come edema, secrezioni, arrossamenti, febbre o cattivi odori e in assenza di un sanguinamento della ferita ombelicale, dovete seguire la procedura standard di gestione del moncone ombelicale. Questa procedura consiste in vari step:

  • dovete mantenere la zona dell’ombelico pulita e asciutta coprendola con una garza sterile
  • bisogna garantire la circolazione adeguata dell’aria nella zona circostante per non creare un ambiente umido, caldo e senza ossigeno che è il terreno fertile per molti germi e agenti patogeni
  • si devono osservare scrupolosamente le norme fondamentali di igiene come l’uso di guanti puliti e il lavaggio sociale delle mani
  • è necessario medicare la zona ogni giorno perché si potrebbe sporcare facilmente di urine e feci. La pulizia va fatta con acqua e un sapone (meglio se scegliete un detersivo a ph neutro). La zona deve essere asciugata bene e poi ricoperta da una garza sterile.

L’applicazione quotidiana dell’antibatterico (es. clorexidina) sul moncone ombelicale durante la 1 settimana di vita, è raccomandata solo per i neonati nati in casa o in contesti caratterizzati da un’alta mortalità neonatale.