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bambino sulla bilancia

Obesità e disturbi alimentari nei bambini

I problemi alimentari degli adulti, sono spesso (quasi certamente) iniziati in tenera età, sia nella fase adolescenziale che in quella infantile, a causa di una cattiva pratica nell’alimentazione. Prevenire questi disturbi nei bambini, tra tutti l’obesità, è altamente funzionale a garantire una buona salute e un ridotto rischio di incorrere in malattie metaboliche negli adulti che saranno.

Obesità

L’obesità è variazione patologica della composizione del corpo umano caratterizzata da una quantità eccessiva di tessuto adiposo. L’obesità può avere tantissime implicazioni patologiche.

I bambini e gli adolescenti obesi vanno incontro a una moltitudine di problemi clinici. Molti di questi problemi possono ridurre, addirittura, la loro aspettativa di vita. I disturbi correlati all’obesità sono:

  • apnea notturna;
  • asma;
  • piedi piatti;
  • distorsioni della caviglia;
  • aumento rischio di fratture;
  • ipertensione endocranica idiopatica;
  • statosi epatica/no alcoholic fatty liver;
  • reflusso gastro-esofageo;
  • diabete mellito di tipo 2;
  • insulinoresistenza;
  • dismenorrea;
  • sindrome dell’ovaio policistico;
  • ipercorticismo;
  • ipertensione;
  • dislipidemia;
  • ipertrofia ventricolare sinistra;
  • infiammazione sistemica/elevata proteina C reattiva.

Pertanto, si definisce obeso un individuo la cui massa di tessuto adiposo sia eccessiva per la sua struttura corporea; fattore che, da solo, costituisce un elevato rischio per la salute in generale. Nell’obeso, il grasso non si deposita più nel tessuto adiposo, ma a carico dei muscoli striati (fegato, pancreas, muscolo scheletrico), determinando così la comparsa dei fenomeni patologici associati alla condizione di obesità.

Esistono vari strumenti e mezzi di valutazione per la diagnosi di obesità, quello più utilizzato è il calcolo del BMI (Body Mass Index ), è un indice che permette una valutazione della quantità di grasso corporeo del bambino e dell’adolescente, è supportato da Istituzioni a livello internazionale (International Task force in Obesity, American Academy of Pediatrics, CDC). Il calcolo consiste nella divisione del peso espresso in Kg, per il quadrato della sua statura espressa in metri.

Es. 70 kg / (1.75 m) 2 = 22,9 Kg/m2

La suddivisione della popolazione adulta in diverse classi di massa corporea è fatta in relazione a quello che è considerato in termini medici un BMI desiderabile, cioè compatibile con la minore probabilità di rischi per la salute.

Valore BMI nell’adulto.

< 18,5 sottopeso
18,5 < BMI < 25 peso ottimale
25 < BMI < 30 sovrappeso
30 < BMI < 40 obesità
BMI > 40 obesità grave

Per i bambini i medici usano i percentili del BMI come valori di riferimento. Grazie a studi eseguiti su un elevato numero di soggetti in buona salute è possibile stabilire, per ciascuna fascia di età, il range di normalità per ogni valore antropometrico. L’intervallo di normalità ha dunque un valore statistico, per cui un valore che ricade in esso ha elevate probabilità di essere normale, viceversa i valori inferiori o superiori ad esso molto probabilmente rifletteranno una condizione patologica.

Il range di normalità è quello compreso tra il 3° e il 97° percentile, equivalenti al valore di -2 e +2 deviazioni standard (DS). Il 50° percentile rapresenterà la mediana, ovvero il valore rispetto al quale la metà di tutti i valori rilevati sono superiori e l’altra metà dei valori sono invece inferiori.

In base a tali criteri oggi si definisce Obeso o in Sovrappeso ogni bambino che possegga un BMI > 95° percentile per l’ età e il sesso; si classifica, invece, come a rischio di obesità o di sovrappeso un bambino con BMI tra 85° e 95° percentile.

Ad esempio, una bambina il cui BMI si situa al 90° percentile (per l’età) troverà, in un campione ideale di 100 coetanee, 90 bimbe più magre di lei e 10 più grasse. In altri termini, se una scolaresca (statisticamente ideale) di 100 ragazzi fosse messa in fila in ordine di altezza crescente,  un fanciullo con un altezza pari al 50° percentile avrebbe 49 compagni davanti e 50 dietro di lui, occupando il 50° posto.

È stato inoltre dimostrato che, un elevato BMI in età pediatrica risulta essere correlato al rischio di obesità in età adulta; da qui l’esigenza di correggere l’alimentazione del bambino e dell’adolescente con lo scopo di ridurre il rischio di insorgenza di patologie che potrebbero, nel tempo, costituire un pericolo sempre più ingravescente per lo stato di salute.

Un altro strumento di valutazione molto utilizzato è la bioimpedenziometria. Vengono applicati 4 elettrodi adesivi sulla pelle del piede e della mano. La resistenza opposta dal corpo al passaggio di una corrente mono- o multi-frequenza, permette di predire con un elevato grado di precisione l’acqua totale, i fluidi intra-ed extra-cellulari, la massa magra e quindi quella grassa.

Oltre all’entità dell’eccesso adiposo, anche la localizzazione topografica, ovvero la distribuzione dello stesso, influenza il rischio cardiovascolare dei soggetti obesi. In particolare un accumulo di tipo androide, con prevalenza del grasso addominale (obesità viscerale o centrale), costituisce una condizione sfavorevole rispetto ad un accumulo di tipo ginoide, localizzato prevalentemente in regione gluteo-femorale.

La misurazione della circonferenza vita si usa per valutare la quantità di grasso viscerale nell’adulto. Ci sono, dunque, 3 fasce di rischio cardiovascolare.

Uomini Donne
Normalità < 94 cm < 80 cm
Rischio moderato 95 – 102 cm 80 – 88 cm
Rischio elevato > 102 cm > 88 cm

Anche per i bambini è dimostrato che un valore di circonferenza della vita superiore al 90° percentile per sesso ed età si associa a maggior rischio cardiovascolare rispetto ai coetanei con minore circonferenza della vita.

La terapia del paziente obeso consiste in una dieta normocalorica associata ad 1 ora di cammino al giorno e non trascorrere più di 2 ore dinanzi ad uno schermo (TV, cellulare, tablet, videogiochi, computer ecc.). La dieta deve essere stabilita da un nutrizionista che, in base alle sue competenze professionali, saprà guidare il paziente nel modo più appropriato per il raggiungimento dell’obiettivo, ossia il ripristino di un corretto stile di vita per il miglioramento e il mantenimento dello stato di salute. Le attività sportive non sono obbligatorie, ma caldamente consigliate, soprattutto in età infantile e nell’adolescenza perché lo sport potrebbe rappresentare non solo un mezzo per perdere peso, ma anche uno strumento per favorire la socializzazione e per incrementare l’autostima del paziente.

E’ stato poi dimostrato, da alcuni studi scientifici, che i fattori predisponenti allo stato di obesità sono: il fumo durante la gravidanza, l’allattamento artificiale, la familiarità per obesità e le cattive abitudini alimentari all’interno del nucleo familiare. Pertanto, tali fattori di rischio devono essere eliminati al fine di prevenire l’obesità nel bambino e nell’adolescente.

Altri disturbi alimentari

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono alterazioni delle abitudini alimentari e colpiscono soprattutto il sesso femminile.

Una persona che soffre di DCA mette in atto dei comportamenti specifici: restrizione dell’alimentazione, digiuno, crisi bulimiche vomito autoindotto, intensa attività fisica o assunzione impropria di lassativi e/o diuretici. Ci sono persone che mettono in atto uno o più di questi comportamenti, ma non sempre si tratta di un disturbo alimentare.

I principali DCA sono: l’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa, Binge Eating Disorder (BED) e i Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS).

Oggi grazie alla possibilità di nutrire il paziente per via enterale (con sondino naso-gastrico) o parenterale (per via endovenosa), e la disponibilità di antidolorifici e altre sostanze che migliorano il senso di appetito e lo stato generale, il rischio di gravi dimagrimenti è raro.